CALVINO E LA QUESTIONE DELLO STILE NEGLI ANNI CINQUANTA E SESSANTA: TRA DIBATTITO CRITICO E NUOVI ROMANZI

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Serval ID
serval:BIB_7DB4B8233409
Type
PhD thesis: a PhD thesis.
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Publications
Institution
Title
CALVINO E LA QUESTIONE DELLO STILE NEGLI ANNI CINQUANTA E SESSANTA: TRA DIBATTITO CRITICO E NUOVI ROMANZI
Author(s)
Martinengo Margherita
Director(s)
Tortora Massimiliano
Codirector(s)
Simonetti Gianluigi
Institution details
Université de Lausanne, Faculté des lettres
Publication state
Accepted
Issued date
2024
Language
italian
Abstract
Il lavoro intende affrontare il nodo della rivoluzione stilistica del romanzo italiano tra anni Cinquanta e Sessanta secondo una pluralité di direttrici. La tesi è divisa in due parti. Nella prima si ricostruiscono alcune tappe fondamentali del dibattito attorno allo stile che si svolge nella seconda metà degli anni Cinquanta (una data fondamentale è stata individuata nel 1954, anno in cui viene pubblicata per Laterza un’antologia di studi di Leo Spitzer, Critica stilistica e storia del linguaggio). La seconda parte si concentra invece sullo stile dei ‘nuovi romanzi’ italiani, sia considerandoli nel loro complesso come fenomeno generale, sia proponendo alcuni affondi monografici. In questa sezione, la categoria di stile è richiamata in senso più ristretto, in quanto lavoro sulla forma teso a una opacizzazione e a un ‘ispessimento’ della stessa mediazione formale. È infatti precisamente un’operazione di stilizzazione cosi intesa a caratterizzare la riformulazione della tradizione narrativa, teorica e ideologica del (neo)realismo che si registra nel panorama letterario italiano a metà del secolo. Lo studio privilegia naturalmente una prospettiva stilistico-formale, ossia tenta di osservare il carattere sperimentale (vale a dire eccentrico o più apertamente sovversivo rispetto a un modello romanzesco più tradizionale) e il potenziale significato ideologico del racconto sulla base delle soluzioni operate dagli autori rispetto ai dispositivi portant! del discorso narrativo. In particolare si sono individuati tre casi di studio: La ferita dell’aprile di Vincenzo Consolo, Capriccio italiano di Edoardo Sanguineti e le Cronache degli anni Cinquanta di Italo Calvino. Si tratta di opere e autori tradizionalmente considerati in maniera separata dalla critica, ciascuno ricondotto a una delle diverse strade secondo le quali il romanzo viene ‘rinnovato’: per riprendere la fortunata tassonomia proposta da Asor Rosa, la strada riformistica (Calvino), l’avanguardistica (Sanguineti) e la rivoluzionaria (Consolo). Considerare parallelamente questi testi, elaborati nello stesso giro d’anni e dunque risultanti dal confronto con il medesimo contesto e le medesime questioni, consente di mettere alla prova l’ipotesi di una resistenza trasversale di un’istanza ideologica che emerge con evidenza nel dibattito teorico; allo stesso tempo, permette di individuare i risultati stilistici specifici con cui quell’istanza viene declinata, non nell’ottica di negare o operare una riclassificazione storico-letteraria delle opere ma piuttosto con l’obiettivo di individuare soluzioni in comune ed elementi di divergenza sulla scorta delle soluzioni formali praticate più che in relazione a divisioni aprioristiche. Se La ferita dell’aprile di Consolo si presenta come un testo esemplare per indagare l’interdipendenza di sperimentalismo formale e tensione politica (osservata perô dalla critica primariamente sul Sorriso dell’ignoto marinaio), nel caso di Sanguineti è stata indagata la presenza di una tensione ideologica anche in una soluzione antiromanzesca come Capriccio italiano; specularmente, l’analisi delle Cronache di Calvino va nella direzione di problematizzare l’ascrivibilità del ciclo a quel progetto di rif ondazione di un grande realismo promosso dagli organi politico-culturali in cui l’autore milita per gran parte degli anni Cinquanta. È a Calvino che è stato dedicato il maggiore spazio: una scelta giustificata non solo dalla considerazione di una trilogia, ma soprattutto dal carattere esemplare e anticipatore delle soluzioni stilistiche sperimentate nelle Cronache. Da un lato, sono emerse l’opportunità e l’efficacia di applicare i metodi dell’analisi stilistica anche a testi ad alto tasso di leggibilità - come sono le Cronache -, con il risultato di farne emergere più compiutamente la complessità e l’architettura formale (e con la conseguente ricollocazione del progetto all’interno del panorama letterario dell’epoca); dall’altro, secondo una prospettiva più ampia, l’analisi svolta sulla trilogia calviniana ha consentito di seguire le tappe e di isolare i nodi - letterari e ideologici - del percorso di rinnovamento del romanzo tra anni Cinquanta e Sessanta.
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Le travail vise à aborder le nœud de la révolution stylistique du roman italien des années 1950 et 1960 selon une pluralité de directions. La thèse est divisée en deux parties. Dans la première, quelques étapes fondamentales du débat sur le style qui se déroule dans la seconde moitié des années 1950 sont reconstruites (une date fondamentale a été identifiée en 1954, année de la publication chez Laterza d'une anthologie d'études de Leo Spitzer, Critica stilistica e storia del linguaggio). La deuxième partie se concentre plutôt sur le style des "nouveaux romans" italiens, les considérant à la fois dans leur ensemble comme phénomène général, et en proposant quelques approfondissements monographiques. Dans cette section, la catégorie de style a été abordée de manière plus restreinte, en tant que travail sur la forme visant à opacifier et à "épaissir" la médiation formelle elle-même. En effet, c'est précisément une opération de stylisation de ce type qui caractérise la reformulation de la tradition narrative, théorique et idéologique du (néo)réalisme qui se produit dans le paysage littéraire italien au milieu du siècle. L'étude privilégie naturellement une perspective stylistique et formelle, c'est-à-dire qu'elle tente d'observer le caractère expérimental (c'est-à-dire excentrique ou plus ouvertement subversif par rapport à un modèle romanesque plus traditionnel) et le potentiel significatif idéologique du récit sur la base des solutions adoptées par les auteurs par rapport aux dispositifs porteurs du discours narratif. En particulier, trois cas d'étude ont été identifiés: La ferita dell’aprile de Vincenzo Consolo, Capriccio italiano d'Edoardo Sanguineti et les Cronache degli anni Cinquanta d'Italo Calvino. Il s'agit d'œuvres et d'auteurs traditionnellement considérés séparément par la critique, chacun étant ramené à l'une des différentes voies par lesquelles le roman est "renouvelé": pour reprendre la taxonomie proposée par Asor Rosa, la voie réformiste (Calvino), l'avant-gardiste (Sanguineti) et la révolutionnaire (Consolo). En considérant parallèlement ces textes, élaborés dans le même contexte et confrontés aux mêmes questions, cela permet de mettre à l'épreuve l'hypothèse d'une résistance transversale d'une instance idéologique qui émerge clairement dans le débat théorique; en même temps, cela permet d'identifier les résultats stylistiques spécifiques par lesquels cette instance est déclinée, non pas dans le but de nier ou d'opérer une reclassification historico-littéraire des œuvres, mais plutôt dans le but d'identifier des solutions communes et des éléments de divergence sur la base des solutions formelles pratiquées plutôt qu'en relation avec des divisions a priori. Si La ferita dell’aprile de Consolo se présente comme un texte exemplaire pour examiner l'interdépendance de l'expérimentalisme formel et de la tension politique (bien que la critique l'observe principalement dans Il sorriso dell’ignoto marinaio), la présence d'une tension idéologique a également été étudiée dans une solution anti-romanesque comme Capriccio italiano; de manière symétrique, l'analyse des Cronache de Calvino tend à problématiser l'attribution du cycle à ce projet de refondation d'un grand réalisme encouragé par les organes politico- culturels auxquels l'auteur adhère pour une grande partie des années 1950. C'est à Calvino qu'a été consacré le plus grand espace: un choix justifié non seulement par la considération d'une trilogie, mais surtout par le caractère exemplaire et précurseur des solutions stylistiques expérimentées dans les Cronache. D'une part, il est apparu opportun et efficace d'appliquer les méthodes de l'analyse stylistique même à des textes à haut degré de lisibilité - comme le sont les Cronache -, ce qui a permis d'en révéler plus pleinement la complexité et l'architecture formelle (et donc de replacer le projet dans le paysage littéraire de l'époque); d'autre part, selon une perspective plus large, l'analyse de la trilogie calvinienne a permis de suivre les étapes et d'isoler les nœuds - littéraires et idéologiques - du processus de renouvellement du roman entre les années 1950 et 1960.
Create date
17/07/2024 10:43
Last modification date
18/07/2024 6:06
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