LINGUA, LETTERATURA E IDENTITÀ nella Svizzera italiana
Details
Serval ID
serval:BIB_14095A3DDE5F
Type
PhD thesis: a PhD thesis.
Collection
Publications
Institution
Title
LINGUA, LETTERATURA E IDENTITÀ nella Svizzera italiana
Director(s)
Tomasin Lorenzo
Institution details
Université de Lausanne, Faculté des lettres
Publication state
Accepted
Issued date
2019
Language
italian
Abstract
Il presente lavoro si propone si ripercorrere, in diacronia e con approcci diversi, alcune tappe fondamentali della formazione di un'identità culturale, linguistica e letteraria nella Svizzera italiana.
Nella prima parte, muovendo dalle prime testimonianze scritte fino all'istituzione della Confederazione moderna, si è provato a ricostruire l'evoluzione e lo sviluppo semantico dei glottonimi e degli etnonimi impiegati nella regione: cioè, semplificando, come si sono chiamate nel corso della storia le terre e gli abitanti dell'attuale Svizzera italiana? Per farlo, sono state consultate fonti edite e inedite, prestando particolare attenzione ai documenti relativi alla cospicua emigrazione di artisti che sono partiti dalla Lombardia svizzera e si sono affermati nei più importanti cantieri di Europa come architetti, stuccatori, pittori, decoratori e lapicidi.
La seconda parte del lavoro trova il proprio baricentro nell'Ottocento, quando le teorie del nazionalismo romantico modificarono il modo di guardare a una lingua e incoraggiarono la riflessione sulla stessa. In questa partizione sono stati considerati alcuni fra i maggiori studiosi che si sono occupati della questione linguistica svizzero-italiana, fra cui Stefano Franscini, Francesco Cherubini, Pietro Monti e Bernardino Biondelli. Dalle descrizioni linguistiche e lessicografiche allestite da quest'ultimi emerge un quadro coerente della situazione, che, oltre a restituire importanti informazioni sul dialetti e le lingue regionali, offre implicite riflessioni e considerazioni identitarie.
Il terzo capitolo compie un ulteriore passo in avanti, fin dentro al Novecento. Con il crescere dei nazionalismi d'inizio secolo e con il modificarsi degli equilibri sociali ed economici della Svizzera italiana, è avviato un processo di rinegoziazione dell'identità regionale, che porta a crescenti tensioni interne: sintetizzando, si produce una spaccatura tra i sostenitori dell'elvetismo, d'un lato, e dell'italofilia, dall'altro. Nel capitolo si passano in rassegna, sempre muovendo dalla riflessione sulla lingua e sulla letteratura, le posizioni dei due principali intellettuali del tempo: Carlo Salvioni, attraverso l'analisi delle recensioni pubblicate sull'«Adula»; e di Francesco Chiesa, del quale si inquadra lo sviluppo della posizione identitaria (dal radicalismo italofilo a un ambiguo elvetismo) e si analizzano le opere letterarie e l'opuscoletto didattico "II galateo della lingua". Questo percorso porta in maniera naturale all'interrogativo attorno alla definizione della produzione letteraria svizzera di lingua italiana: è lecito parlare di letteratura "della" Svizzera italiana o sarebbe preferibile letteratura "nella" Svizzera italiana?
La conclusione del lavoro è affidata a un capitolo che raccoglie, in diacronia, una vasta gamma di calunnie etniche e di blasoni riferiti ai vicini svizzeri e italiani che nel corso dei secoli si sono sedimentate nei dialetti e nell'italiano regionale. Questi termini riassumono, almeno tendenzialmente, il sentimento di frontiera dominante nella Svizzera italiana, che si definisce sostanzialmente per negazione, in opposizione cioè al tedesco e al lombardo, più che sulla base di tratti caratteristici della comunità.
Infine, in appendice alla tesi è presentato un ampio apparato di documenti inediti, comprendente, oltre ad alcune lettere di Franscini, un'edizione del "Dizionariuccio Ticinese-luganese-italiano" di Cherubini accompagnata da alcuni materiali preparatori del lessicografo e dei suoi informatori.
Nella prima parte, muovendo dalle prime testimonianze scritte fino all'istituzione della Confederazione moderna, si è provato a ricostruire l'evoluzione e lo sviluppo semantico dei glottonimi e degli etnonimi impiegati nella regione: cioè, semplificando, come si sono chiamate nel corso della storia le terre e gli abitanti dell'attuale Svizzera italiana? Per farlo, sono state consultate fonti edite e inedite, prestando particolare attenzione ai documenti relativi alla cospicua emigrazione di artisti che sono partiti dalla Lombardia svizzera e si sono affermati nei più importanti cantieri di Europa come architetti, stuccatori, pittori, decoratori e lapicidi.
La seconda parte del lavoro trova il proprio baricentro nell'Ottocento, quando le teorie del nazionalismo romantico modificarono il modo di guardare a una lingua e incoraggiarono la riflessione sulla stessa. In questa partizione sono stati considerati alcuni fra i maggiori studiosi che si sono occupati della questione linguistica svizzero-italiana, fra cui Stefano Franscini, Francesco Cherubini, Pietro Monti e Bernardino Biondelli. Dalle descrizioni linguistiche e lessicografiche allestite da quest'ultimi emerge un quadro coerente della situazione, che, oltre a restituire importanti informazioni sul dialetti e le lingue regionali, offre implicite riflessioni e considerazioni identitarie.
Il terzo capitolo compie un ulteriore passo in avanti, fin dentro al Novecento. Con il crescere dei nazionalismi d'inizio secolo e con il modificarsi degli equilibri sociali ed economici della Svizzera italiana, è avviato un processo di rinegoziazione dell'identità regionale, che porta a crescenti tensioni interne: sintetizzando, si produce una spaccatura tra i sostenitori dell'elvetismo, d'un lato, e dell'italofilia, dall'altro. Nel capitolo si passano in rassegna, sempre muovendo dalla riflessione sulla lingua e sulla letteratura, le posizioni dei due principali intellettuali del tempo: Carlo Salvioni, attraverso l'analisi delle recensioni pubblicate sull'«Adula»; e di Francesco Chiesa, del quale si inquadra lo sviluppo della posizione identitaria (dal radicalismo italofilo a un ambiguo elvetismo) e si analizzano le opere letterarie e l'opuscoletto didattico "II galateo della lingua". Questo percorso porta in maniera naturale all'interrogativo attorno alla definizione della produzione letteraria svizzera di lingua italiana: è lecito parlare di letteratura "della" Svizzera italiana o sarebbe preferibile letteratura "nella" Svizzera italiana?
La conclusione del lavoro è affidata a un capitolo che raccoglie, in diacronia, una vasta gamma di calunnie etniche e di blasoni riferiti ai vicini svizzeri e italiani che nel corso dei secoli si sono sedimentate nei dialetti e nell'italiano regionale. Questi termini riassumono, almeno tendenzialmente, il sentimento di frontiera dominante nella Svizzera italiana, che si definisce sostanzialmente per negazione, in opposizione cioè al tedesco e al lombardo, più che sulla base di tratti caratteristici della comunità.
Infine, in appendice alla tesi è presentato un ampio apparato di documenti inediti, comprendente, oltre ad alcune lettere di Franscini, un'edizione del "Dizionariuccio Ticinese-luganese-italiano" di Cherubini accompagnata da alcuni materiali preparatori del lessicografo e dei suoi informatori.
Create date
17/01/2020 11:14
Last modification date
03/03/2020 6:19